Sara, giornalista, camminatrice e “dog lover”.

Sara Ghiotto Ambassador Val Susa Turismo

Amo la montagna, vivo in Valsusa, mi piace camminare per i boschi e le montagne per scoprire gli angoli nascosti e più affascinanti della mia Valsusa, sempre con Kyra, la mia scodinzolante Bovaro del Bernese. Sono una appassionata trekkdog.

Camminando per la Strada Reale verso il Moncenisio

Quando vi raccontano che la Valle di Susa è sempre stata luogo di transito per pellegrini, papi e imperatori… beh, è vero! Soprattutto se parliamo di Novalesa. Così oggi, approfittando di un assolato sabato mattina di ottobre, ho deciso di percorrere un tratto dell’antica Strada Reale, che conduceva dal paese al Moncenisio. La mia “compagna di viaggio” è Kyra, Bovaro del Bernese di due anni e 43 kg di morbidezza… sempre entusiasta, curiosa di sapere quale sarà di volta in volta la meta delle nostre avventure.
Armata come di consueto di ciotola pieghevole per l’acqua, mi incammino alla volta di Moncenisio. Nei tratti che percorro sull’asfalto conduco Kyra al guinzaglio perché qualche automobile la incrociamo e i tornanti sono stretti, invece lungo la mulattiera la lascio libera di trotterellare al mio fianco. Impieghiamo circa un’ora ad arrivare alla meta, incluse alcune pause per dissetarci. Lungo il percorso il mio sguardo si perde tra le bellezze della natura, alberi e cespugli vestiti d’autunno, e più in alto le montagne che mi trasmettono un confortante senso di protezione… e a un tratto la mia attenzione è catturata da un pilone votivo con un’immaginetta di San Lorenzo. È piacevole passeggiare con questo clima immaginando quanti piedi (e zampe!) hanno percorso prima di noi quella stessa via…
Passo dopo passo giungiamo a Moncenisio, conosciuto anche come Ferrera, minuscolo villaggio (addirittura il più piccolo d’Italia!) che conserva il fascino degli antichi borghi alpini. La sua storia, come quella di Novalesa, è legata al Colle del Moncenisio: un tempo crocevia di eventi e imprese storiche data la sua vicinanza al confine con la Francia, ora è meta ideale per trascorrere una giornata di relax perdendosi in un’atmosfera deliziosamente decadente.
Approfittiamo subito della fontana per sorseggiare un po’ d’acqua fresca e siamo accolte con simpatia nel bar di via Trento. Mentre gusto un ottimo caffè, Kyra sta accucciata sotto il tavolino e i suoi occhioni da “Piccola Fiammiferaia” non sono abbastanza convincenti per ottenere dai titolari una fetta della torta appena sfornata.
Facciamo ancora un giretto al centro del paese, passando davanti alla sede dell’Ecomuseo Le Terre al Confine, di cui vi raccomando la visita se volete scoprire qualcosa in più sulla storia di Moncenisio, che non è fatta solo del passaggio di Napoleone ma anche del vissuto quotidiano della comunità. Da non perdere il percorso che include il forno comune, il lavatoio, il mulino e le meridiane dipinte sulle facciate delle baite.

A Venaus… sulle tracce dei gufi

Questo sentiero invita i visitatori a guardare intorno a sé in un bosco che sarà capace di donare emozioni, che potrete ricevere se imparerete ad osservare con gli occhi ma anche con il cuore“. È il messaggio che leggo appena mi avvicino all’imbocco del Sentiero dei Gufi basso, ai margini di via Roma, a Venaus, sul pannello che ne indica la partenza. A farmi compagnia la mia inseparabile Kyra, che come da regolamento tengo al guinzaglio. 

Ci addentriamo nel mondo dei rapaci notturni, dei gufi e degli allocchi, e il sentiero sale attraversando orti, radure, ruscelli e castagneti. Il tempo di percorrenza indicato è di un’ora, il cammino è agevole, a tratti siamo circondate dagli alberi e a tratti si aprono ampie radure. Lungo il percorso incontriamo numerosi pannelli informativi sugli abitanti del bosco: non solo uccelli ma anche caprioli e cinghiali, sui quali cerco di memorizzare qualche informazione che non conoscevo. E sulle bacheche posso approfondire alcuni aspetti che riguardano la vita di gufi e allocchi, le loro caratteristiche, i sensi. 

Kyra è gioiosa, scodinzolante come al solito, anche perché questa è la nostra prima vera “uscita” dell’anno, in una giornata dal sapore primaverile,  anche se ogni tanto un lieve venticello ci disturba un po’. Il sentiero è perfettamente segnalato, anche chi non conosce questo territorio può seguirlo senza difficoltà. Se poi si desidera fare una pausa, ci si può sedere sulle varie panchine dislocate lungo il percorso. 

A un certo punto è però una roccia ad attirare la mia attenzione: è stata incisa e sopra è stata apposta una targhetta: “In riferimento a un ‘rastrellamento’ delle truppe tedesche acquartierate nel capoluogo di Venaus, in questa grotta trascorsero, accompagnati dal canto dei gufi e delle civette, la notte del 16 febbraio 1945 i Partigiani Pietro Rossetto, Natalino Viffredo, Elso Tournour, Adolfo Rossetto e Carlo Vayr (allora la grotta era più accogliente, ed era dotata di un piccolo vano di ingresso)“. Anch’io, che conosco queste montagne e alcune delle persone citate, non sapevo di questo episodio di tanti anni fa…

Il nostro cammino prosegue e finalmente raggiungiamo la meta: la cappella di Chirabò, che sorge su un punto panoramico da cui si gode una vista mozzafiato sull’abitato di Venaus. Approfittiamo del pianoro per compiere una breve sosta e per scattare un selfie di rito (che Kyra proprio non gradisce) e ci rimettiamo in marcia per il ritorno. Nell’area davanti alla cappella è stata allestita un’area picnic con tavoli e panche, quindi portatevi uno spuntino! 

Se volete saperne di più, potete visitare il sito www.sentierodeigufi.it.