Venaus
San Biagio e Sant’Agata, Sèn Ble e Sèntâ Ghëta

3 febbraio e ottava

Venaus
San Biagio e Sant’Agata, Sèn Ble e Sèntâ Ghëta

3 febbraio e ottava

Venaus
San Biagio e Sant’Agata, Sèn Ble e Sèntâ Ghëta

3 febbraio e ottava

Venaus
San Biagio e Sant’Agata, Sèn Ble e Sèntâ Ghëta

3 febbraio e ottava

Le savoiarde, gli spadonari, la filarmonica

 

San Biagio e Sant’Agata  – Sèn Ble e Sèntâ Ghëta – La festa patronale di Venaus in onore dei santi patroni San Biagio e Sant’Agata si svolge a inizio febbraio ed è uno dei tradizionali appuntamenti valsusini in cui si svolge la Danza delle Spade: gli Spadonari di Venaus sono un gruppo di quattro danzatori dal caratteristico copricapo fiorito ed eseguono balli rituali con delle lunghe spade.
Il giorno di San Biagio, il 3 febbraio, e quello di sant’Agata, il 5 febbraio, la ritualità inizia presto la mattina con gli Spadonari che accompagnati dalle note della Filarmonica Venausina partecipano alla S. Messa e al termine della funzione religiosa danzano sul sagrato della chiesa parrocchiale.
Le danze si ripetono il giorno dell’Ottava, ovvero la domenica successiva al 3 febbraio, in questa data i festeggiamenti vengono completati dalla processione per le vie del paese e dal Concerto della Filarmonica Venausina nel pomeriggio.
La giornata della festa è scandita da momenti rituali che coinvolgono la comunità sin dalle prime ore del mattino dove le figure degli spadonari sono affiancati dalle Savoiarde, le donne in abito tradizionale che hanno il ruolo di accompagnare la processione dei santi Biagio e Agata: la peculiarità degli scialli e le loro pieghe, i ricami e i vivaci colori dei nastri rimandano anche ad una tradizione artigiana e degli scambi commerciali tipica dell’area alpina valsusina.

La festa:
San Biagio e Sant’Agata
3 febbraio e ottava

Caratteristiche

  • Fehâ dë sèn Ble e sèntâ Ghëta a Vëno
    Nome in lingua minoritaria
  • Savoiarda, Spadonaro
    Abito tradizionale
  • Le danze degli spadonari
    Ruoli e oggetti rituali
  • Processione, benedizione della gola
    Tradizione religiosa

Programma 2024

  • Sabato 3 febbraio – S. Biagio 
    ore 11 Messa, al termine esibizione in piazza degli Spadonari con la Filarmonica Comunale Venausina

  • Lunedì 5 febbraio – S. Agata
    ore 11 Messa

  • Domenica 11 febbraio – Ottava di S. Biagio e S. Agata
    ore 11 Messa, al termine esibizione in piazza degli Spadonari con la Filarmonica Comunale Venausina.
    ore 16  esibizione degli Spadonari e Concerto della Società Filarmonica Venausina, Borgata 8 dicembre.

  • Sabato 17 febbraio,
    ore 14,30
    Balandrana, Sfilata di Carnevale per le vie del paese con la Società Filarmonica Venausina

Gli Spadonari e le Savoiarde

La festa patronale di Venaus in onore dei santi patroni San Biagio e Sant’Agata si svolge a inizio febbraio ed è uno dei tradizionali appuntamenti valsusini in cui gli Spadonari eseguono la Danza delle Spade e le Savoiarde accompagnano i Santi durante la processione

Gli elementi della festa

 

Savoiarda Venaus
Le Savoiarde

Spadonaro VenausGli Spadonari

Le Savoiarde

 

 

 

 

Durante le festività patronali, riprendendo la tradizione venausina, viene indossato il costume tradizionale femminile detto “da Savoiarda”, il cui nome deriva dalle evidenti similitudini con gli abiti tipici delle donne dei paesi della vicina Savoia.
I principali elementi caratteristici del costume sono il prezioso scialle e la cuffia con il nastro colorato annodato.

 

 

 

Gli Spadonari

Spadonaro Venaus

 

 

 

 

In Valle di Susa gli Spadonari sono gli interpreti di un’antica danza popolare con la spada, questa tradizione è legata ai paesi di Venaus, Giaglione e S. Giorio di Susa.
La Filarmonica Venausina accompagna le festose evoluzioni degli Spadonari sul sagrato della chiesa di Venaus: conosciuta come uno dei momenti più singolari del folklore delle Alpi Cozie la Danza della Spada di Venaus si ripete ciclicamente ogni anno con gesti precisi. L’arte della danza è ereditaria e si tramanda nelle famiglie di padre in figlio.

 

 

 

L’arte della danza

Le marce di Venaus sono due: la punta bàti “puntare e battere” e la punta bas “punta bassa”. Nelle marce la disposizione degli Spadonari è sempre rettilinea. Le danze di Venaus sono quattro: punta, quadri, salto, cuori.
La punta bàti prende il nome dall’alterno puntare e battere delle lame, infatti i due Spadonari intermedi incrociano le spade, cioè le battono, alternativamente tra loro e con i compagni esterni che a loro volta compiono gli stessi gesti trovandosi però, una volta sì e una no, con il fianco destro scoperto a fendere l’aria.
La punta bas possiamo considerarla a due parti, la prima si svolge sul sagrato e si ricollega stilisticamente ai movimenti delle danze, la seconda è in progressione dinamica con un alterno incedere saltando e puntando la spada ora in alto, ora in basso, prima tenuta a due mani poi con la sola destra.
Le danze di Venaus sono quattro: punta, quadri, salto, cuori. Attualmente gli Spadonari uniscono le danze in due gruppi: punta e quadri, salto e cuori, in quanto si è preferito strutturare lo spettacolo su due momenti di danza, anziché quattro più brevi.
La disposizione iniziale prevede gli Spadonari allineati di fronte alla chiesa e l’inizio delle danze è quello “punta e quadri” in cui la prima è una danza in linea mentre nella seconda gli Spadonari si dispongono a quadrato. Tradizionalmente la “punta” era la danza di saluto che apriva lo spettacolo al mattino e al pomeriggio lo chiudeva; il nome deriva dal fatto che per quattro volte gli Spadonari puntano la spada in avanti contemporaneamente e questo movimento ancora oggi è detto “saluto alla spada”. Dopo un intermezzo esclusivamente musicale della banda, ha inizio il “salto e cuori”. Anche di queste due danze la prima è in linea e può essere considerata una variante iniziale della “punta” in cui gli Spadonari, al posto del saluto, saltano girando completamente su sè stessi. Nella “cuori” la disposizione è a croce-rombo con figure di girasciabola, lancio e scambio volante delle spade.

Si può assistere alla danza degli Spadonari durante i festeggiamenti dei santi patroni di Venaus, S. Biagio e S. Agata, il 3 febbraio e la domenica successiva, chiamata “l’ottava”.
La festa inizia alle 11 del mattino con gli Spadonari che si ritrovano presso il collega che risiede più vicino alla chiesa il quale provvede ad offrire tazze di vin brulè e focaccia. A questa riunione partecipano anche gli Spadonari non più in carica, anzi lo spirito dell’incontro è anche quello di rendere omaggio e ricordare i danzatori del passato.
Si trasferiscono quindi di fronte al Municipio dove avviene il ritrovo della banda musicale. Poco prima della messa compiono il trasferimento sulla piazza della Chiesa a passo di marcia, punta bàti, ed entrano poi in chiesa.
Il giorno dell’ottava si effettua anche la processione tra le vie del paese: il corteo religioso è aperto da tre chierichetti recanti la croce astile seguiti dai bambini, le donne, i rappresentanti dei Vigili del Fuoco e da due Spadonari; quattro ragazze della confraternita del SS. Rosario portano la statua di S. Agata precedute e seguite dalle Priore con lungo velo bianco che scende dal capo e reggono in mano dei grossi ceri accesi; seguono la filarmonica e la Compagnia del SS. Sacramento aperta dalla crocifera affiancata da due lanterniere, quattro ragazzi portano la statua di S. Biagio affiancati da quattro priore della compagnia del SS. Sacramento con a seguito gli altri due Spadonari, cantoria, chiudono il corteo il clero e la popolazione maschile. Alla processione partecipano le donne nel costume tradizionale femminile detto “da Savoiarda”, spesso possono essere le priore stesse ad indossare il costume.
Al rientro in chiesa segue la messa solenne, gli Spadonari si dispongono in piedi a quattro lati dell’altare con l’arma puntata in terra, solo all’offertorio si inginocchiano sulla gamba destra, la spada sempre puntata a terra e salutano militarmente portando la mano destra alla fronte.
Le note che accompagnano le danze degli Spadonari e la melodia e le parole dell’inno a San Biagio intonato dalla cantoria, composto intorno agli anni Sessanta dall’allora parroco don Giuseppe Ugetti, sono nella mente e nel cuore di tutti i venausini come immancabile colonna sonora di questa “festa grande” per tutta la comunità.
Terminata la funzione, la banda musicale prende posizione sul sagrato dove gli Spadonari eseguono due danze, al termine proseguono a passo di marcia seguiti dalla banda e dalle autorità raggiungendo la Casa Comunale dove il sindaco offre un rinfresco.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, dopo il tradizionale pranzo in famiglia, si svolge il concerto della filarmonica nel salone delle feste sempre gremito dal pubblico delle grandi occasioni.

Un’usanza particolare della comunità di Venaus consiste ne “les arbades”, ovvero il saluto ai santi nelle sere delle vigilie, il 2 e 4 febbraio, si tratta di alcune marce suonate dalla banda in chiesa, ai piedi delle statue, per rendere omaggio a San Biagio e a Sant’Agata.
Il 3 febbraio e nella domenica dell’ottava al termine delle funzioni religiose, il parroco benedice singolarmente la gola dei fedeli, incrociando due candele, in modo da preservarli da ogni male tramite l’intercessione di san Biagio, protettore della gola. La tradizione della benedizione della gola per intercessione di san Biagio deriva probabilmente da uno dei molti miracoli che furono attribuiti al santo, vescovo che visse in Armenia tra il III e il IV secolo: il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce.

Luoghi della festa:
– Venaus, 3 febbraio San Biagio: danze degli Spadonari e funzione religiosa
– Venaus, domenica successiva al 3 febbraio, detta domenica “dell’ottava”: danze degli Spadonari, processione, funzione religiosa, concerto della filarmonica
– Venaus, borgata montana Bar Cenisio (1483 m s.l.m.) a 15 km dal centro di Venaus, la domenica più vicina al 5 agosto: festa della Madonna delle Nevi, danze degli Spadonari e funzione religiosa

L’abito tradizionale degli spadonari

Il costume degli Spadonari prevede un corpetto di velluto a mezze maniche con frange e preziosi ricami. Il caratteristico copricapo ovale ricoperto di fiori variopinti, di materiale plastico e di stoffa, è assicurato al capo da un nastro colorato legato sotto il mento (due copricapi hanno il nastro di colore rosso e gli altri due hanno il nastro di colore verde); altri vistosi nastri ricadono sulla schiena. La camicia è bianca con cravatta nera, pantaloni neri che riportano una sottile greca color oro, scarpe nere. Completano il costume i guanti bianchi e graziosi copripolso in lana multicolore lavorata all’uncinetto.
La caratteristica spada è ricurva, a due tagli con una lunga elsa mobile ricca di borchie e rifiniture che, oltre ad avere un fine logicamente estetico, servono anche al bilanciamento dell’arma. Quest’ultimo fattore è tutt’altro che trascurabile se si considera che nell’esibizione degli Spadonari sono previsti numerosi lanci e scambi di spade.

 

L’abito tradizionale delle Savoiarde

Il costume presenta una molteplicità di componenti e regole che indicano il modo in cui va indossato:
Sottogonna bianca, realizzata con tessuto di canapa o lana.
Collaretta bianca, rifinisce il vestito sotto il collo, si tratta di pizzo lavorato all’uncinetto, cucito su di un supporto di tela.
Vestito: nero, in panno di lana pesante liscio oppure lavorato in rilievo; il corsetto aperto sul davanti ha la manica arricciata e la gonna è attaccata con abbondante arricciatura nella parte posteriore. Qui un cuscinetto di forma allungata, cucito sotto il vestito all’altezza del girovita, permette alla gonna di svasarsi da un fianco all’altro in una molteplicità di pieghe e proprio questo conferisce il tipico movimento ondeggiante nel camminare. La gonna è arricchita da balze piatte, il loro numero era indice delle possibilità economiche della famiglia. A circa 30 cm dall’estremità inferiore è cucito un doppio rinforzo.
Grembiule: nero in seta broccata oppure moirée, è piegato a fisarmonica e arricciato in vita.
Scialle: con tinte diverse, mai appariscenti, meglio se tendenti al marrone. È in seta operata o in mussola di lana con ricami colorati e adornati di paillettes, con frange più o meno ricche e lunghe. Si indossa dopo essere stato piegato a triangolo con 4 o 5 pieghe ben visibili sul dorso, alcune di queste ripiegano sul corsetto dell’abito dove vengono appuntate con spilloni dalla testa in vetro colorato.
Nastro sulla vita: di colore nero, in seta moirée, indossato in vita con fiocco sul davanti.
Croce: indossata al collo e montata su un nastro di velluto nero, anticamente al posto della croce veniva portato un ciondolo.
Cuffia e nastro: cuffia confezionata in seta damascata e operata; mantenuta rigida da un impasto di cera, arricchita sulla fronte da un pizzo nero mantenuto rigido dalla colla arabica; posteriormente ha un nastro annodato, di colori diversi, si lega a lato del viso formando un mezzo fiocco con due lunghi nastri.
Scarpe: nere, di foggia semplice, senza tacchi.

Il costume tradizionale femminile detto “da Savoiarda” ha marcate similitudini con quelli indossati dalle donne dei paesi dell’Alta Maurienne (Savoia). Sul versante italiano del valico del Moncenisio, riportano alcune caratteristiche analoghe i costumi dei paesi limitrofi a Venaus: Moncenisio, Novalesa e Giaglione. Da più fonti tramandateci dalla memoria orale del XIX secolo si ha conferma che ogni famiglia avesse a disposizione anche più di un vestito da Savoiarda. Le testimonianze concordano nel sostenere che più che un costume è da considerarsi l’abito della festa perchè veniva indossato al matrimonio e in occasione di festività religiose, la circostanza più sentita era senza dubbio la ricorrenza delle feste patronali. L’uso di questo costume andò piano piano scemando e le ultime apparizioni legate alle festività religiose risalgono agli anni 1949, 1950. Grazie alla Pro Loco di Venaus che ha assecondato e sostenuto il desiderio di riportare in vita questa importante componente della tradizione venausina, ha preso forma un gruppo che cura il confezionamento dei costumi, le riparazioni, il reperimento dei componenti attraverso una rete di artigiani che producono ancora stoffe e nastri dai colori e disegni di un tempo. Il gruppo di esperte al mattino della festa cura e assiste la vestizione delle Savoiarde.

La danza della spada di Venaus si ripete ciclicamente ogni anno con gesti precisi celando il suo significato rituale: la tradizione gestuale, i caratteristici costumi, i copricapi fioriti sembrano essere oggi l’unici elementi per una ricostruzione storica.
Le antiche carte conservate negli archivi subalpini non ne hanno lasciato notizie forse perché, data la sua natura essenzialmente popolare, la danza non aveva motivo di essere menzionata in documenti di carattere pubblico e amministrativo.
Fra le principali tesi sulle origini ed il significato della danza delle spade vogliamo citare il significato rurale di rito propiziatorio della comunità contadina. La danza di propiziazione della fertilità della terra e per il raccolto non a caso si svolge ad inverno inoltrato, ad invocare l’arrivo della primavera: i colori e la predominanza dei fiori sul copricapo e dei colori dei nastri sembrano suggellarne la tesi.
Con l’arrivo del cristianesimo l’importante tradizione è stata collegata al culto di san Biagio, patrono del paese. Secondo questa tesi la danza rappresenterebbe il sacrificio del santo e il tocco della spada col tacco della scarpa avrebbe il significato d pulire la lama dalla carne del martire.
Altra tesi si basa sull’inequivocabile fatto che i passi degli Spadonari ricordano i movimenti degli antichi guerrieri. Trattandosi di una danza armata di spada, con puntate verso l’alto, il cielo, e verso il basso, la terra, si potrebbe anche formulare un’ipotesi di ricerca della Divinità affinché protegga la terra dalle calamità naturali oppure da altri pericoli provenienti dagli invasori, soliti a razziare i luoghi di stanziamento.
Storicamente la Valle di Susa è sempre stata una valle di transito di tribù guerriere, di barbari, di saraceni ed eserciti provenienti da tutta Europa. Ne discende che la forma stessa della spada leggermente arcuata, si possa far risalire alle scimitarre saracene, ma non si hanno notizie certe.
Nell’estate del 1995, sul versante sud-occidentale del monte Rocciamelone, sono state ritrovate alcune incisioni raffiguranti dei guerrieri armati di spada. Il Gruppo Ricerche Cultura Montana, autore della scoperta, ha intrapreso uno studio sull’origine di queste figure, risalenti alla fine dell’età del Ferro e realizzate dalle tribù celtiche dei Segusini o dei venavi, effettuando un paragone con le danze armate tradizionali della Val Cenischia (Venaus), della Valsusa (Giaglione e San Giorio) e del Piemonte. Tali ricerche hanno individuato alcune similitudini tra le movenze e alcuni passi presenti nelle esibizioni degli Spadonari e le figure arcaiche sulla roccia.
L’idea che gli Spadonari abbiano un’origine ancora più remota di quanto si pensasse non è condivisa da tutti gli studiosi in ambito etnografico, pur rimanendo molto affascinante.

Come arrivare in auto da Torino (circa 60 km):
– Autostrada A32 – direzione Traforo del Frejus, con uscita a Susa. Prosecuzione sulla Provinciale 210 per Venaus.
– Strada Statale 25 (direzione valico del Moncenisio) o Strada Statale 24 (direzione valico del Monginevro) fino a Susa. Successivamente prosecuzione sulla Provinciale 210 per Venaus.

Come arrivare in treno da Torino:
– Linea Torino-Bussoleno-Bardonecchia / Linea diretta Torino-Susa

Da Susa: linea bus trasporti locali (ARRIVA)

Dove parcheggiare: borgata 8 dicembre.

  • P. Grimaldi, Spadonari e associazioni giovanili: il caso di Venaus, in C. BELLONI, G. L. BRAVO, B. CIUTI, Festa e lavoro nella montagna torinese e a Torino, Regione Piemonte 1981
  • A. Bellezza Prinsi, Non posso lasciare beni in terra, Chieri 1978
  • DuecentoEventi anni in musica 1790-2010, a cura della Società Filarmonica Comunale Venausina, Edizioni del Graffio 2010
  • Venaus e la Danza della Spada, a cura di Maurizio Rinaldi, Mauro Rossetto, 2003
  • A. Arcà , La spada sulla roccia, Torino 2009
  • Per la redazione dei contenuti di queste pagine si ringraziano Franca Nemo, Marco Rey

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