La zuppa dei morti in Val Susa – antiche usanze e tradizioni per Ognissanti e Morti
Ricordare Ognissanti e Morti sono festività con origini antiche come sono antiche le tradizioni che l’accompagnano.
Ricordiamo le origini contadine piemontesi e della nostra valle.
Periodo di passaggio dalla bella stagione al riposo invernale delle campagne.
Era il capodanno agricolo e pastorizio che segnava la fine della vendemmia; Il rientro delle mandrie dai pascoli estivi dei pastori nelle case al riparo dal rigido inverno che stava per arrivare.
In passato era molto più sentito questo periodo dell’anno rispetto a oggi, era il momento per meditare interiormente e di contatto con l’aldilà.
Questo momento veniva celebrato con riti significativi e propiziatori, anche pagani, per la conservazione della fertilità della madre Terra, della salute dell’uomo e del bestiame che doveva affrontare la stagione fredda.
Curiosità. Il colori obbligatori in questi giorni erano nero, rosso porpora e viola. Quest’ultimo è motivo per cui non vi erano spettacoli teatrali di nessun tipo in quei giorni e ancora oggi non porta bene vestirsi di viola in teatro.
La “Supa dij mort”
Un piatto tipico di questa festività in Val Susa è appunto la zuppa dei morti un’antica pietanza contadina.
Ecco la ricetta della Signora Sandra Bellone di San Giorio Di Susa
Ingredienti (per 4 persone):
- 1 cipolla grandezza media;
- 100 gr. di burro;
- 2 cucchiai d’olio;
- una cucchiaiata d’erbe dell’orto tritate (rosmarino, timo, salvia, basilico);
- 2-3 cucchiai di salsa di pomodoro fatta in casa;
- 500 gr. di grissini;
- brodo di gallina o di manzo q.b.,
- sale;
- una manciata di parmigiano.
Esecuzione
Far soffriggere la cipolla tritata con l’olio e il burro, aggiungere i gusti dell’orto, il pomodoro, i grissini spezzati grossolanamente e aggiungere il brodo. Cuocere per circa 30 minuti, cospargere di parmigiano e dorare in forno.
Curiosità: la tavola pronta per i morti
Nelle campagne e nelle valli piemontesi in onore dei defunti si usava, oltre recarsi al cimitero a portare fiori sulle lapidi, lasciare nelle case la tavola imbandita di salumi, formaggi, marroni arrosto e la zuppa dei morti, affinché gli spiriti dei defunti potessero rifocillarsi qualora volessero far visita ai propri cari o alle loro “vecchie” dimore.
Era anche usanza al rientro dalla visita al cimitero pasteggiare con ciò trovato sulla tavola imbandita e riscaldarsi con del vinbrulè (vino caldo fatto cuocere con zucchero, fiori di garofalo, cannella e bucce di arancia) davanti a un putagè (la classica stufa a legna) o un caminetto.
In conclusione: tutto il mondo è paese
Sapete che la tradizione della zucche illuminate viveva anche in piemonte nei secoli passati come promessa di resurrezione e la zucca secca piena di vino precisamente il primo mosto della vendemmia appena conclusa simboleggia la consolazione.
Concludiamo dicendovi che la festa di Halloween, che tanti criticano, non è poi cosi lontano na noi. È infatti una festa di origine Europea, precisamente celtica esportata in America dagli emigranti irlandesi di origine celtica nell ‘800 tornata in chiave un po’ più commerciale da noi,
Vi auguriamo un lieto week end e di trascorrere delle buone feste di Santi e Morti!