Storie di ciclismo e biciclette in Valsusa:

Valetti, il ciclista che sconfisse Bartali  

di Arnaldo Reviglio – Silvano Barella – Eleonora Girodo

Vogliamo raccontare una piccola storia del Giro d’Italia, di quel periodo in cui il ciclismo sportivo, seguito prima nei velodromi e galoppatoi, inizia a diffondersi, appassionando grandi e piccini, lungo le strade d’Italia: strade che al tempo erano in gran parte sterrate, di quando le biciclette pesavano almeno 15 chilogrammi e del tempo in cui gareggiavano le squadre e gli isolati.  Nel 1909 la Gazzetta dello Sport organizzò il primo Giro d’Italia: 2.448 chilometri da corrersi in otto tappe. Si iscrissero in 166, partirono in 127 e lo finirono furono 49.

Le prime biciclette valsusine per le gare ciclistiche

Quel contesto così vivace è sfidante è se

Quel contesto così vivace è sfidante è sentito anche in Valsusa quando a Sant’Ambrogio a partire dal 1911 la bottega artigiana di Luigi Giai fabbricava e riparava biciclette. Suo figlio Giovanni Giai nel 1947 e nel 1949 fu campione Valsusino, vinse parecchie corse piemontesi e diede vita ad una squadra di corridori che portarono ovunque il suo nome e diedero rinomanza alle sue biciclette.

Originario di Sant’Ambrogio era anche Tranquillo Costanzo, che nel 1917, 1920, 1922, 1928 partecipa al Giro d’Italia e successivamente negli anni ‘30 inizia la costruzione di biciclette nell’officina di Torino.
La Corsa Rosa diventa l’appuntamento annuale da non perdere, ed è così che in quegli anni un’altra piccola grande storia riguarda la Valle di Susa, di quando il Giro d’Italia comincia a sfornare quei nomi di campioni che sono nella memoria collettiva a decenni di distanza: Ganna, Girardengo, Binda, Coppi e Bartali.

Nasce un campione: Giovanni Valetti e le sue imprese vittoriose al Giro d’Italia

È Giovanni Valetti, definito il primo grande “passista – scalatore” della storia del ciclismo, a diventare uno dei grandi campioni italiani su strada, e tra i primi vincitori del Giro d’Italia, nelle modalità di gara più simili a come conosciamo noi oggi la corsa rosa.

Nato a Vinovo (To) il 22 settembre 1913, e aviglianese d’adozione, a sedici anni entra come operaio alla Lancia di Torino e con i primi stipendi compera la sua prima bicicletta.

Snello, alto per la media dell’epoca, di bell’aspetto, taciturno e di carattere schivo, inizia a correre come dilettante e vince diverse coppe minori, ma nel 1933 arriva la svolta con la GS Vigor che lo recluta e lo invia a Roma per il 1° Giro del Lazio: “Gioanin” Valetti si classifica al primo posto nella classifica finale vincendo la terza tappa in solitaria.
Nel 1935 esordisce da professionista con la squadra torinese Frejus, e nel 1936 partecipa al suo primo Giro d’Italia, diventa capitano della squadra e si classifica al quinto posto. Per molti anni si contende la maglia rosa con Gino Bartali, e nel 1937 termina al secondo posto dopo aver vinto la tappa Acqui Terme – Genova e aver tenuto la maglia rosa per cinque giorni.
Nel 1938 Valetti vince il Giro d’Italia ed è qui con la tappa Santa Margherita Ligure-La Spezia di 81 chilometri che attacca sulla salita del Bracco e fa il vuoto, con un vantaggio di 1’45” al gruppo del leader. A Milano arriva con 8’52” di vantaggio su Ezio Cecchi, dopo aver stravinto tre tappe, tra le quali la cronoscalata al Terminillo. Bartali è assente in quanto è stato spinto dal governo fascista a tenere alto il buon nome dello sport italiano al Tour de France.

Valetti: primo ciclista italiano al Giro di Svizzera nel 1938

Sarà anche il primo ciclista italiano a vincere il Giro di Svizzera nel 1938, conquistando frazione dopo frazione sino distaccare tutti i corridori con più di 3′ e dopo 130 chilometri di fuga solitaria tra San Gottardo e Furka.  Agguanta il trionfo finale con 12’44” di vantaggio sul secondo classificato, il lussemburghese Arsène Mersch. Passerà nel 1940 alla Bianchi piazzandosi diciassettesimo quando a vincere la “Corsa Rosa” sarà la giovane rivelazione Fausto Coppi con la squadra Legnano.

Giro d’Italia 1939: Valetti, il campione che sconfisse il mito di Bartali

 

Il Giro d’Italia del 1939 sarà ricco di appassionanti colpi di scena tra Giovanni Valetti e Gino Bartali: già alla terza tappa Genova-Pisa di 187 chilometri Valetti domina e guida la fuga di dieci atleti. Infine le tappe dolomitiche decreteranno il più forte ciclista italiano: Gino strappa la maglia rosa a Gioanin a Trento ma, a due tappe dal traguardo finale, nella dura frazione verso Sondrio, con le salite del colle Aprica e una fuga vittoriosa sotto la neve al Passo del Tonale, Valetti costringe alla resa Bartali con quasi dieci minuti di distacco. Non è sufficiente per Bartali la vittoria nell’ultima tappa a Milano: Valetti è primo in classifica generale con 2’59” di vantaggio con la vittoria di tre tappe, sconfiggendo il mito di Bartali.

La seconda guerra mondiale segna, come per molti corridori, la sua carriera ciclistica e quando nel 1946 ritorna alle corse non è più all’altezza delle prestazioni di sette/otto anni prima, correrà da “isolato”. La sua forza era la notevole gestione degli sforzi che lo rendeva adatto alle corse a tappe come passista e scalatore, molto meno per le volate.

L’ultima sua corsa professionistica è la Milano – Sanremo del 1948 e dopo una breve esperienza nel 1955 come direttore sportivo della Carpano, abbandona la carriera ciclistica, e torna ad essere operaio in FIAT mettendo radici ad Avigliana sino alla morte sopraggiunta il 28 maggio 1998 a quasi 85 anni di età.

Giovanni Valetti era un po’ scomparso dalla memoria collettiva sino a quando gli è stato dedicato il libro intitolato “Il campione che sconfisse il mito“, di Carlo Delfino e Giampiero Petrucci, e il docufilm “Il campione dimenticato” scritto da Lucio Lionello, Gabriele Monaco e Simone Gigiaro per la regia di Damiano Monaco. Il documentario è prodotto dalla casa di produzione H12 e distribuito dall’Istituto Luce.

Ed è da questi racconti di ciclismo che nasce l’idea di dedicare la Salita al Colle Braida, al ciclista Valetti e alla storia del ciclismo valsusino: uno degli itinerari più pedalati dai tanti appassionati di ciclismo, per raggiungere l’ambita meta del Colle Braida che unisce a monte della Sacra di San Michele, la Valle di Susa con la Val Sangone.

Giro d’Italia 2023 in Valle di Susa

12° tappa Bra -Rivoli 18 maggio 2023

Il programma della pedalata inaugurale il 18 maggio alle 10 a partire dalla rotonda Valetti

Salita Valetti al Colle Braida: GIRO D’ITALIA 2023 – 106 tappa

 

In occasione del Giro d’Italia 2023 la città di Avigliana, i comuni di Sant’Ambrogio di Torino, Chiusa San Michele, Valgioie in collaborazione con la Città Metropolitana di Torino e l’Unione Montana Valle Susa, ValsusaTurismo e Turismo Torino e Provincia, hanno progettato insieme la valorizzazione di una delle salite più significative di quest’edizione della Corsa Rosa: la salita del Colle Braida. Una doppia visione del percorso con la valorizzazione sportiva della salita grazie all’installazione di un pannello iconografico chilometrico, una novità per la segnaletica stradale, a supporto dei tanti ciclisti che percorrono una delle classiche salite valsusine.

Non solo, anche una serie di pannelli turistici per raccontare Storie di biciclette e ciclismo della Valsusa con il racconto del ciclista Giovanni Valetti e delle sue storiche imprese al Giro d’Italia negli anni ’30, e la nascita della squadra ciclistica locale Giai. In un contesto coì vivace allora come oggi la Salita al Colle Braida è terreno di allenamento di tanti campioni del Giro d’Italia, e di tanti ciclisti appassionati.

 

Il tracciato tecnico e il suo sviluppo è anche disponibile sull’app Outdooractive: https://www.outdooractive.com/it/route/bici-da-corsa/italia-e-francia-trek-bike-in-piemonte/colle-braida-la-salita-del-giro-d-italia-2023/801999958/

Sitografia

https://www.suiveur.it/storie/mano-libera/giovanni-valetti-la-prima-nemesi-di-gino-bartali/

https://www.treccani.it/enciclopedia/ciclismo_%28Enciclopedia-dello-Sport%29/

Descrizione del percorso

Una scalata a tratti faticosa ma che permette di raggiungere ed ammirare da una prospettiva privilegiata un luogo magico, la sommità del Monte Pirchiriano, sul quale sorge la Sacra di San Michele,monumento millenario dedicato  all’ Arcangelo Michele. 
Non vi resta che intraprendere l’impresa, in sella alla bicicletta e affrontare la salita: 718 metri di dislivello per poco più di 11 km di salita, per raggiungere lo scollinamento del Colle Braida. Due salite in una! Avigliana – Mortera e Mortera – Colle Braida.!  Non è una passeggiata ma il paesaggio ne vale la fatica!
La partenza: rotonda Valetti – borgata Mortera

La partenza è dalla rotonda Valetti sul Lago Grande di Avigliana, e dopo poche centinaia di metri  al bivio la segnaletica indirizza verso il Colle Braida. La strada sale dolcemente in mezzo ai boschi per 500 m per poi diventare improvvisamente  più impegnativa. Un breve tratto pianeggiante  fa riprendere il fiato ma poi la strada diventa nuovamente più impegnativa,  con punte al 9-10%  per poco più  di 2 km e si scollina a Cote Mortera, in prossimità della strada che alla sx arriva da Giaveno e si raggiunge la Borgata Mortera circa 300 metri a monte.

Borgata Mortera – borgata san Pietro

Raggiunta la frazione la strada inizia scendere decisa per 1 km ma e dopo qualche curva si spalanca la vera Salita al Colle Braida, con pendenza a due cifre fino alla Borgata S.Pietro. È sicuramente la parte più faticosa,  che comporta una velocità  più bassa, i 4 rettilinei di cui è composta la salita meno di 2km pendenza media 9%, spezzati da altrettante curve sembrano non finire mai ma appaga il panorama che appare nel volgere lo sguardo alla nostra destra:  la bassa Val di Susa con la Collina Morenica e la piana di Torino con sullo sfondo la sua collina dove, nelle giornate terse,  è possibile scorgere la Basilica di Superga.  Appena superato un breve tratto di fitto bosco, la salita prosegue  per gli ultimi metri al 10% di pendenza sino a raggiungere uno spiazzo presso la borgata S.Pietro dominata dall’alto dall’imponenza  della Sacra di San Michele.

Borgata San Pietro – colle Croce Nera

Il percorso prosegue per poco più di 1 km per raggiungere l’ampio piazzale della Croce nera. L’ampio parcheggio è punto di partenza per la strada pedonale che che conduce alla Sacra di San Michele, la cui visita è davvero imperdibile. Dal piazzale inoltre è possibile scendere in mtb  verso Chiusa San Michele su uno dei sentieri ciclo escursionistici che si sviluppano attorno alla Sacra.

Per visitare la Sacra di san Michel,  ecco le indicazione :  https://www.valdisusaturismo.it/la-sacra-di-san-michele/

Colle Croce Nera – Colle Braida

Dal piazzale l’ultimo tratto verso il Colle Braida è di circa 2’km,  impegnativo ma pedalabile sino all’arrivo dove un totem con la bicicletta segnala la meta. da qui è possibile proseguire per Valgioie e la Val Sangone, e rientrare ad Avigliana passando da Giaveno, oppure rientrare sul medesimo percorso della salita, tenenendo d’occhio le giornate in cui vige il senso unico